Un sondaggio BCG rivela che circa il 25% di persone riportano una disabilità o una condizione di salute cronica sul posto di lavoro nel mondo, mentre le aziende ne rilevano solo il 4% - 7%.
MILANO—Non tutti si sentono a proprio agio all'interno della propria organizzazione: chi ha una disabilità o una condizione di salute che limita alcune attività fondamentali, spesso riporta livelli inferiori di inclusione sul posto di lavoro rispetto ai colleghi che non riportano disabilità o perfino rispetto ad altri gruppi al centro di iniziative DE&I.
Dallo studio Your Workforce Includes People with Disabilities. Does Your People Strategy?, condotto da Boston Consulting Group (BCG) attraverso sondaggi su quasi 28.000 dipendenti in 16 Paesi nel mondo, emerge infatti, che le persone a dichiarare una disabilità sul posto di lavoro sono circa il 25%, contrariamente da quanto dichiarato dalla maggior parte delle aziende, che riferiscono invece di avere pochi dipendenti con disabilità: dal 4% al 7% in media.
"Nessuna organizzazione può permettersi di non conoscere il fenomeno della disabilità visibile e invisibile che, secondo le stime di una ricerca BCG riguarda circa un quarto della forza lavoro.” Spiega Sara Taddeo, Diversity, Equity & Inclusion Senior Manager di BCG, “I datori di lavoro dovrebbero riconoscere che i dati relativi alle persone con disabilità sono incompleti e prendere provvedimenti per combattere lo stigma che le persone con disabilità percepiscono su di sé e che, nel caso delle disabilità invisibili, le portano a nascondere o negare la propria condizione per paura di essere emarginate o di non avere eque opportunità di carriera. Solo in questo modo sarà possibile avere contezza del numero complessivo di persone con disabilità presenti nella propria azienda. Questo è il primo passo verso la creazione di iniziative volte a includere una comunità spesso trascurata.”
I dati del report sono stati raccolti attraverso l'indice BLISS di BCG (acronimo di Bias-Free, Leadership, Inclusion, Safety, and Support), che misura su una scala da 1 a 100 i quanto i dipendenti si sentano inclusi, fornendo una finestra quantitativa dentro la quale comprendere l'esperienza lavorativa dei dipendenti con disabilità (PwD). Le persone con disabilità riportano livelli inferiori di inclusione rispetto ai colleghi senza disabilità: il punteggio medio dell’indice BLISS è di 3 punti inferiore per le persone con disabilità rispetto a quello delle persone senza disabilità o particolari condizioni di salute. Inoltre, le probabilità che questi abbiano sperimentato discriminazione nella propria organizzazione risultano maggiori di 1,5 volte.
L'Italia risulta in linea con questi risultati, riportando 2.8 punti in meno nell’indice BLISS per le persone con disabilità, per le quali la probabilità di aver vissuto situazioni di discriminazione sale all'1,8%.
Oltre alle differenze individuate, BCG ha rilevato come le persone con disabilità abbiano un'esperienza lavorativa tendenzialmente più negativa: per chi presenta una disabilità, la probabilità di dichiararsi felici nel posto di lavoro scende di 6 punti percentuali. Questi lavoratori, infatti, affermano che il lavoro abbia un impatto negativo sul proprio benessere mentale e fisico, e sulle relazioni con amici e familiari con maggiore frequenza (+15%).
In Italia i dipendenti intervistati che riportano una disabilità o una condizione di salute cronica sono il 21%. Il 46% di questi dichiara di non aver rivelato la propria disabilità sul posto di lavoro per timore di discriminazioni e pregiudizi, mentre il 43% che ha avuto il coraggio di farlo, invece, afferma di aver subito discriminazioni.
“I dati fotografano una situazione che le aziende non possono più ignorare.” Continua Sara Taddeo. “Sono tre le leve fondamentali: sviluppare politiche e programmi incentrati sulle persone con disabilità visibili e invisibili, affiancarle con percorsi di mentorship e, infine, attrezzare gli uffici e dotare le persone di tool specifici in modo da creare contesti di lavoro accessibili. Felicità e motivazione sono requisiti fondamentali per valorizzare il talento e diminuire la retention, per tutte e per tutti, incluse le persone con disabilità visibili e invisibili.”
Come promuovere una cultura inclusiva
Politiche e programmi incentrati sui dipendenti: queste generano un aumento del senso di inclusione. Se applicate in azienda, infatti, i dipendenti con disabilità riportano un punteggio nell’indice BLISS più alto, passando da 51 a 74 punti e superando anche il punteggio medio per i dipendenti senza condizioni cliniche particolari, che si attesta sui 65 punti.
Programmi di mentorship: migliorano il sentimento di inclusione per i dipendenti con disabilità, nonché il sentimento di felicità nel viversi il posto di lavoro. Infatti, secondo i dati il 77% dei lavoratori con un mentore dichiara di essere felice, contro il 57% che ne è sprovvisto.
Creare un ambiente accessibile per tutti: attrezzature e software su misura, insieme ad accordi di lavoro flessibile migliorano in modo significativo i risultati dell’indice BLISS. Nel caso in cui le richieste di attrezzature adatte vengano soddisfatte, i dati mostrano un aumento di ben 17 punti rispetto ai casi in cui tali misure vengano negate, con un miglioramento anche nel punteggio medio dell’indice, che si avvicina così a quello dei dipendenti senza disabilità, con una differenza di circa 1 punto.
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