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Milano—In uno scenario globale segnato da incertezza economica e geopolitica, l’innovazione si conferma una leva strategica per la competitività e il successo, capace di distinguere le aziende in grado di generare valore nel lungo periodo. È quanto emerge dalla nuova edizione dello studio annuale “Most Innovative Companies” di Boston Consulting Group (BCG), titolato “In Disruptive Times, the Resilient Win" , che analizza due decenni di risultati, priorità e modelli operativi delle aziende più innovative al mondo, fornendo una prospettiva chiara: le imprese che fanno dell’innovazione una leva strutturale non solo ottengono risultati migliori, ma vincono anche nei momenti di crisi.

Secondo il report, le realtà che figurano con maggiore frequenza nella classifica annuale delle 50 aziende più innovative a livello globale hanno registrato, a partire dal 2005, performance superiori in termini di TSR, ottenendo un vantaggio medio di 2,4 punti percentuali annui rispetto al mercato globale. Un divario che diventa ancora più marcato durante le fasi di crisi: durante la Grande Recessione il vantaggio è stato di circa 14 punti percentuali, saliti a circa 24 punti durante il primo anno della pandemia da COVID-19.

Tuttavia, la capacità delle imprese di restare al passo in termini di innovazione è in calo. Tra il 2021 e il 2024, la percentuale di dirigenti che ha dichiarato di considerare la propria azienda tra le più innovative è diminuita di 24 punti percentuali. Una tendenza confermata anche dal benchmark di BCG Innovation to Impact(i2i) , secondo cui la propensione all'innovazione è crollata nello stesso periodo: nel 2021, il 20% delle aziende era pronto a tradurre questa ambizione in risultati concreti; nel 2024, la quota si è ridotta a un esiguo 3%, evidenziando una crescente difficoltà nel passare dalla teoria alla pratica.

Le sfide globali ridisegnano la mappa dell’innovazione

Negli ultimi vent’anni, il ranking è diventato sempre più competitivo e dinamico, con l’ingresso di nuovi protagonisti globali e la crescente difficoltà nel mantenere una posizione stabile nel tempo. Solo il 14% delle aziende comparse in classifica dal 2005 al 2023 ha ottenuto lo status di “serial innovator” (almeno 10 presenze) e appena il 3% è riuscito a guadagnarsi un posto ogni anno. Inoltre, l’ascesa di nuovi competitor, l’accelerazione delle tecnologie digitali e l’emergere di nuove regole del gioco hanno ridefinito il panorama competitivo, rendendo l’innovazione una sfida in continua evoluzione.

E l’Europa?

Con il 31% delle aziende entrate in classifica almeno una volta negli ultimi vent’anni, il nostro continente mantiene una presenza rilevante, ma mostra una continuità inferiore rispetto alle altre regioni. Il 36% delle aziende entrate nel ranking lo ha fatto in una sola occasione, la percentuale più alta tra tutte le aree geografiche analizzate. Tra le realtà comparse maggiormente troviamo Zara, azienda spagnola entrata in classifica per la terza volta nel 2021 che, grazie alla flessibilità della propria supply chain e alla riallocazione di parte della produzione in prossimità dei principali mercati, ha registrato un aumento delle vendite online del 77%. Inoltre, nei primi mesi dell’emergenza, l’azienda ha utilizzato la propria rete logistica per aiutare il governo spagnolo a reperire e distribuire forniture mediche. Infine, delle 25 aziende che hanno ottenuto lo status di “serial innovator”, l’Europa ne conta solamente quattro: BMW, Daimler, Siemens (Germania) e Philips (Paesi Bassi).

Inoltre, solo il 9% delle aziende europee classificate opera nei settori della tecnologia hardware e software, contro il 18% del Nord America, il 31% della Cina e il 19% dell’Asia-Pacifico (esclusa la Cina). Anche dal punto di vista del posizionamento, l’Europa fatica a raggiungere i vertici: solo il 4% delle sue aziende ha raggiunto la top 10, a fronte del 17% della Cina, del 25% del Nord America e del 30% del resto dell’Asia-Pacifico.

Digitale e AI: da promessa a condizione di crescita

Dalla classifica emerge chiaramente che le aziende più resilienti condividono una solida maturità digitale. Infatti, le realtà presenti da oltre un decennio menzionano l’innovazione digitale nelle earnings call con una frequenza quasi quattro volte superiore rispetto alla media. Inoltre, solo nel 2024, oltre l’80% degli investimenti globali in venture capital è confluito nell’adozione di AI e GenAI. Per questo, le aziende che hanno investito tempestivamente in big data e machine learning si trovano oggi in una posizione privilegiata per integrare efficacemente l’AI agentica, accelerando ulteriormente il processo di innovazione. Tra le aziende leader in termini di integrazione di queste tecnologie troviamo l’americana Microsoft, i cui agenti AI generano il 30% del codice dell’azienda. Un caso interessante di evoluzione digitale viene anche dall’azienda giapponese Nintendo, che nel tempo ha saputo rinnovare profondamente il proprio modello di innovazione con console di gioco che utilizzano l’AI per migliorare la grafica e implementano il riconoscimento facciale.

Una nuova agenda per l’innovazione globale
In questo contesto, le imprese sono chiamate a costruire strategie per l’innovazione più selettive, resilienti e strategiche. Per aiutarle a farsi strada, BCG individua quattro direttrici su cui intervenire:

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Rita Genuardi
Media Relations & Content Specialist
Tel: 344 01737

Informazioni su Boston Consulting Group

Boston Consulting Group (BCG), nata nel 1963, è oggi leader della consulenza strategica, con più di 90 uffici in 50 paesi e 30.000 professionisti. BCG è al fianco dei clienti in diversi settori e geografie per identificare insieme le opportunità a maggior valore aggiunto, affrontare le sfide critiche e aiutarli nella trasformazione del business. Presente nel nostro Paese da oltre trent’anni, BCG Italia opera attraverso i due uffici di Milano e Roma ed è alla guida del Sistema East Mediterranean and Caspian.