La carenza di manodopera costa circa $15miliardi l’anno a Paesi come l’Italia e i lavoratori migranti possono rappresentare una soluzione.
Milano—Dall'inizio del 2022, milioni di persone hanno lasciato il proprio Paese a causa della pandemia, dell'accelerazione dei cambiamenti climatici e della situazione geopolitica ed economica internazionale. Se la migrazione transfrontaliera genera attualmente una produzione economica di circa 9.000 miliardi di dollari all’anno1, questa cifra potrebbe più che raddoppiare entro il 2050, raggiungendo circa 20.000 miliardi di dollari, secondo la ricerca “Migration Matters: A Human Cause With a $20 Trillion Business Case”, pubblicata da Boston Consulting Group (BCG), in collaborazione con l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
“È necessario cambiare il paradigma della migrazione” - Spiega Johann Harnoss, partner and associate director for Innovation di BCG. “Per le aziende, infatti, la migrazione può rappresentare un vantaggio competitivo essenziale: quello che oggi è un costo opportunità di oltre 1.000 miliardi di dollari, entro il 2050 potrebbe trasformarsi in un'opportunità da 20.000 miliardi di dollari.”
Un'istantanea della migrazione globale
Più di 280 milioni di persone - il 3,6% della popolazione mondiale - vivono in Paesi diversi da quello in cui sono nati. La destinazione principale, negli ultimi 50 anni, sono stati gli Stati Uniti: nel 2020 hanno ospitato più di 50 milioni di immigrati, seguiti dalla Germania (16 milioni) e dall'Arabia Saudita (13 milioni). Di questi, circa 169 milioni erano lavoratori, di cui 70 milioni donne.
In Italia sono presenti circa 6.4 milioni di immigrati, il 10% della popolazione totale del Paese. E se attualmente più della metà della popolazione italiana è in età lavorativa (15-64 anni), entro il 2050 i numeri potrebbero abbassarsi drammaticamente. Già per la fine del nuovo anno, infatti, si stima un calo della popolazione in età lavorativa di circa il 7% e al 2050 questa percentuale raggiungerà ben il -28%. Considerato che la carenza di manodopera costa all’Italia intorno ai 15 miliardi di dollari ogni anno (2022), i talenti provenienti da altri Paesi possono rivelarsi una risorsa preziosa anche per l’economia del Paese.
La migrazione come priorità strategica del business
Stando ad una ulteriore indagine BCG, “When Innovation Has No Borders, Culture Is Key”, condotta tra gli amministratori delegati di aziende in dieci Paesi nelle principali geografie del mondo2, il 72% di essi ritiene che "la migrazione sia positiva per lo sviluppo del Paese", al contrario rispetto a quanto ritenuto dal 41% dell'opinione pubblica di questi Paesi.
Tuttavia, seppure il 95% dei CEO affermi di voler creare team più diversificati a livello globale, solo il 5% adotta strategie per riuscirci e avere un impatto a lungo termine. D’altronde, le principali preoccupazioni sociali dei leader aziendali sono attualmente cinque e cioè: povertà globale, clima e sostenibilità, stabilità geopolitica, formazione e digitalizzazione. Il fenomeno della migrazione non appare quindi tra queste.
“Nonostante l'innegabile contributo dei migranti alle economie globali, c'è ancora molto da fare per sostenere i loro diritti e sfruttare appieno il loro potenziale - ha dichiarato Ugochi Daniels, vicedirettore generale dell'OIM. "Investire in una migrazione sicura, ordinata e dignitosa non è solo la cosa giusta da fare, ma anche la più intelligente".
Le organizzazioni con un alto numero di immigrati nei propri leadership team hanno in media una redditività superiore di circa il 15% - 2,2 punti percentuali se misurata in termini di utili al lordo di interessi e imposte di vendita, e hanno il 75% di probabilità in più di essere innovatori di livello mondiale. Nel 2020, ad esempio, il 28% delle 2.000 maggiori società quotate in borsa al mondo ha reso nota la cittadinanza dei propri membri del consiglio di amministrazione e del gruppo dirigente e, tra queste aziende, il 26% dei dirigenti a livello di consiglio di amministrazione proveniva da un Paese diverso da quello della sede centrale dell'azienda.
La mancanza di manodopera è costata oltre 1.300 miliardi di dollari nel 2022 a livello globale, raggiungendo il suo massimo storico a metà del 2022. Stati Uniti, Cina, Germania, Regno Unito e Canada i più colpiti con un costo di 1.300 miliardi di dollari all'anno. Esaminando le 30 maggiori economie mondiali però, BCG ha rilevato 30 milioni di posti di lavoro scoperti. Per risolvere il problema saranno quindi necessari salari più alti, automazione, istruzione e riqualificazione, ma le aziende dovranno prendere in considerazione anche la migrazione.
Per questo lo studio propone 3 strategie:
1. Data Set e Metodologia a pag. 22 dello studio: Migration Matters: A Human Cause With a $20 Trillion Business Case
2. USA, Canada, Giappone, Regno Unito, Cina, India, Germania, Nigeria, Brasile, UAE.
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