MILANO—Il cibo che oggi troviamo con facilità sugli scaffali dei supermercati potrebbe diventare, in un futuro non troppo lontano, un bene raro e sempre più caro. Secondo stime allarmanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), una persona su undici nel mondo vive già in condizioni di insicurezza alimentare. A peggiorare il quadro, un sistema produttivo in cui si spreca circa un terzo del cibo generato a livello globale e filiere sempre più esposte a shock simultanei.
Stando al nuovo report di Boston Consulting Group (BCG) in collaborazione con Quantis “ Building Resilience in Agrifood Supply Chains ”, entro il 2050 la produzione agricola mondiale potrebbe ridursi fino al 35% (per le colture di base e non). A minacciare i sistemi alimentari globali è una tempesta perfetta: eventi climatici estremi sempre più frequenti, conflitti geopolitici e un’agricoltura ancora troppo dipendente da un numero limitato di colture divise in pochi Paesi produttori.
“I dati dicono che purtroppo la sicurezza alimentare non è un tema da futuro distopico, ma qualcosa di attuale. C'è da prenderne atto, senza allarmismi. E da affrontare la cosa con un piano e con tanto pragmatismo,” afferma Antonio Faraldi , Managing Director e Partner di BCG. “Per rafforzare la resilienza del sistema agroalimentare è necessario agire su più fronti: dall’innovazione genetica, che consente di sviluppare colture più resistenti al clima, all’agricoltura rigenerativa, che tutela suoli e biodiversità; dalla logistica sostenibile alla digitalizzazione della filiera. Nessun attore, pubblico o privato, può farcela da solo. Serve il contributo di tutti e idealmente anche un minimo di coordinamento su tutti questi fronti, insieme a una regia che aiuti ad accelerarli, perché il comparto ha bisogno quanto prima di prospettive e di stabilità.”
Rischi macroeconomici e sociali
Prendendo l’esempio di una grande coltura analizzata dal modello di BCG e Quantis, i volumi di produzione globale di riso - che costituisce il 22% dell'apporto calorico globale, superato solo dal grano con il 23% - sono destinati a diminuire del 9% entro il 2050, con i primi cinque produttori che subiranno un calo del 18%. L'impatto maggiore è previsto nei tre Paesi responsabili del 40% della produzione totale di riso a livello mondiale: India (calo del 18%), Bangladesh (calo del 15%) e Indonesia (calo del 12%). Il calo della produzione dovuto al cambiamento climatico avrà inoltre conseguenze dirette sul PIL di questi Paesi: il Bangladesh e il Vietnam rischiano di subire perdite fino a 4 miliardi di dollari, mentre grandi economie come l'India e la Cina potrebbero perdere rispettivamente 9 e 6 miliardi di dollari.
In gioco però non c’è solo la produttività agricola, ma anche la stabilità sociale e la tenuta economica di intere comunità rurali. Milioni di agricoltori, soprattutto nei Paesi emergenti, stanno già oggi affrontando una crescente pressione economica. I margini di guadagno potrebbero ridursi del 30-40%, un livello che non permette più di reinvestire nel miglioramento delle colture, nella protezione del suolo o nell’adozione di tecnologie. In India, Ghana, Bangladesh – e non solo – questo significa impossibilità di adattarsi, innovare e uscire dalla spirale di vulnerabilità.
Il primo passo verso la soluzione è la comprensione del problema
Lo studio analizza 15 colture chiave - tra cui grano, riso, caffè e mais – responsabili del 65% della produzione agricola globale e del 70% dell’apporto calorico mondiale, individuando quattro principali modelli che rendono vulnerabili il nostro sistema agroalimentare.
- La dipendenza da poche colture e aree strategiche mette a rischio la sicurezza alimentare globale: in un sistema produttivo fortemente concentrato, dove poche colture dominano e la loro gestione è affidata a un numero ristretto di aree geografiche, alcune regioni del mondo si fanno carico di quote sproporzionate della produzione agricola globale. Un esempio è l’India, primo esportatore mondiale di riso e responsabile di circa il 40% della produzione mondiale insieme a Bangladesh e Indonesia. Quando la regione è stata colpita da eventi climatici estremi tra il 2022 e il 2023, il governo ha ridotto le esportazioni per garantire una disponibilità adeguata a livello locale. Oggi, un blocco totale della produzione potrebbe ridurre del 54% l’offerta mondiale di riso entro il 2050.
- La concentrazione geografica della produzione rende vulnerabili i mercati globali: più del 60% del cacao mondiale proviene dall’Africa occidentale, in particolare Costa d’Avorio e Ghana. In questi Paesi, epidemie agricole, piogge irregolari e temperature in aumento stanno riducendo drasticamente i raccolti, con conseguenze importanti sui prezzi - arrivati a 13.000 dollari per tonnellata nel dicembre 2024. Non esistono ancora zone alternative pronte a sostituire, né piani per diversificare la produzione. È così che la dipendenza sistemica da un’unica fonte mette a rischio una delle materie prime più amate (e redditizie) al mondo.
- L’uniformità genetica delle colture amplifica il rischio di collasso agricolo: quando tutto il mondo consuma la stessa varietà di una coltura – spesso per motivi di standardizzazione o facilità di trasporto – basta una singola malattia o mutazione per compromettere l’intera distribuzione. Come nel caso della banana Cavendish, che rappresenta il 95% delle banane commerciali. Geneticamente identica ovunque, è quindi estremamente vulnerabile a infezioni, parassiti e cambiamenti climatici. Ad oggi, non esiste una varietà commerciale pronta a sostituirla su larga scala.
- La carenza di innovazione lascia le colture chiave esposte alle crisi climatiche: pur con ruoli fondamentali, ci sono coltivazioni che non beneficiano di sufficienti attività di ricerca e sviluppo, per ragioni culturali, economiche o tecnologiche. Si tratta spesso di colture "resistenti", come le patate, che hanno scala globale, sono versatili e nutrienti, ma devono spesso affrontare stagioni di caldo estremo, siccità e nuove malattie fungine. Sebbene esistano varietà geneticamente modificate, queste sono spesso poco produttive o non accettate, lasciando i coltivatori senza alternative efficaci e più esposti a rischi di interruzione della produzione.
Gestire l’emergenza
La buona notizia è che la crisi si può prevenire, ma serve – come ha anticipato Faraldi - un cambio di passo. Il report di BCG e Quantis propone una vera e propria
roadmap
per rendere le filiere agroalimentari più resilienti, capaci di resistere agli shock senza spezzarsi:
- più innovazione, con investimenti in sementi ad alta resa, colture alternative e tecnologie post-raccolta per ridurre gli sprechi.
- più agricoltura rigenerativa, con pratiche che migliorano la salute del suolo e proteggono acqua e biodiversità.
- più tecnologia predittiva, grazie a sensori nel terreno, satelliti e intelligenza artificiale per monitorare le coltivazioni e anticipare eventi estremi.
- maggiore diversificazione delle fonti e delle colture, per non dipendere da una manciata di Paesi o varietà, e logistiche più flessibili, con magazzini a energia solare e sistemi digitali per reagire in tempo reale alle crisi.
Fondamentale, inoltre, sbloccare nuove fonti di finanziamento per permettere agli agricoltori di innovare senza rischiare il tracollo, e attivare partnership a lungo termine tra imprese e fornitori per garantire stabilità, tracciabilità e sostenibilità lungo tutta la filiera. Per riuscirci, BCG propone un approccio strutturato in tre fasi: comprendere e mappare i rischi, sviluppare un piano d’azione di lungo periodo e istituire una “control tower” digitale in grado di monitorare, anticipare e reagire ai rischi nel breve termine.
Per ulteriori informazioni
BCG
Rita Genuardi
Media Relations & Content Specialist
Tel: 344 01737
Informazioni su Boston Consulting Group
Boston Consulting Group (BCG), nata nel 1963, è oggi leader della consulenza strategica, con più di 90 uffici in 50 paesi e 30.000 professionisti. BCG è al fianco dei clienti in diversi settori e geografie per identificare insieme le opportunità a maggior valore aggiunto, affrontare le sfide critiche e aiutarli nella trasformazione del business. Presente nel nostro Paese da oltre trent’anni, BCG Italia opera attraverso i due uffici di Milano e Roma ed è alla guida del Sistema East Mediterranean and Caspian.