Milano—Se fino a pochi anni fa il dibattito sulla transizione energetica ruotava quasi esclusivamente intorno alla decarbonizzazione, oggi temi come sicurezza degli approvvigionamenti, accessibilità dei prezzi e competizione industriale sono diventati parte integrante di un processo sempre più complesso e non lineare. Il risultato è un passaggio storico: il sistema mondiale dell’energia entra in una fase caratterizzata da investimenti senza precedenti da parte delle aziende del settore, pari a 10.000 miliardi di dollari cumulati tra il 2024 e il 2030, contro i circa 7.000 miliardi del periodo precedente.
È questo il quadro che emerge dal nuovo studio di Boston Consulting Group, The Energy Transition’s Next Chapter , che analizza oltre tre anni di trasformazioni nel sistema energetico globale, rilevando una crescita di oltre il 40% degli investimenti, che sancisce il passaggio da “sweat the asset”, ovvero usare il più possibile le infrastrutture esistenti, a “build the asset”, cioè costruire rapidamente nuove reti, impianti, capacità di generazione e sistemi di backup necessari per reggere l’impennata della domanda elettrica.
“La transizione energetica sta entrando in una fase nuova, segnata da tensioni geopolitiche, divergenze regionali e accelerazioni tecnologiche: in molti si chiedono come avverrà e a quale velocità”, osserva Laura Villani , Managing Director e Senior Partner di BCG. “A nostro avviso, la sfida non è più soltanto tecnica o politica: è soprattutto una questione di capacità industriale, organizzativa, così come di eseguire e portare a termine progetti complessi. La transizione riuscirà o fallirà sulla nostra abilità di costruire l’infrastruttura necessaria più rapidamente e a costi più sostenibili, coniugando sicurezza, accessibilità e continuità degli approvvigionamenti.”
Secondo il report, l’evoluzione del contesto energetico globale è oggi influenzata da sette cambiamenti strutturali che ne spiegano la nuova traiettoria. Il primo è la centralità assunta dalla sicurezza energetica: Stati Uniti, Europa e Cina stanno riorientando politiche e investimenti per ridurre dipendenze critiche e rafforzare le catene di fornitura, mentre la competizione globale su batterie, pannelli solari e componenti strategici si fa più intensa. Il secondo riguarda il crescente disagio di famiglie e imprese di fronte ai prezzi dell’energia: in Europa, per esempio, utenti industriali e residenziali pagano fino a 2,5 volte le tariffe di regioni più competitive come Stati Uniti, India e Cina, un divario che ha indebolito il sostegno pubblico alle politiche climatiche.
La terza trasformazione è forse la più dirompente: l’ingresso della domanda elettrica in un “superciclo strutturale”. La combinazione di data center alimentati dall’intelligenza artificiale, elettrificazione di trasporti e riscaldamento, crescita dei consumi nei Paesi emergenti e uso crescente di tecnologie digitali sta facendo esplodere il fabbisogno di elettricità. Negli Stati Uniti il balzo sarà particolarmente marcato, con un aumento di 800 TWh tra il 2024 e il 2030, trainato dall’AI e dai data center. Ma la crescita riguarda tutte le principali regioni: Cina e India genereranno da sole fino al 50% dell’incremento mondiale, mentre l’Europa, dopo anni di stagnazione, entra in una nuova fase espansiva. Molti Paesi dell’ASEAN e dell’Africa seguiranno una traiettoria analoga, sostenuti da popolazione in aumento, urbanizzazione ed elettrificazione.
Parallelamente, gas naturale e nucleare tornano al centro delle strategie nazionali. Entro il 2040 la capacità globale di gas crescerà del 40%, mentre il nucleare conosce un vero revival, con prospettive di aumento della capacità installata del 53% negli Stati Uniti e del 28% in Francia rispetto alle proiezioni pre-2019. Molti Paesi considerano oggi queste fonti “firm”, in grado di garantire continuità e stabilità alla rete, indispensabili in sistemi dominati da rinnovabili intermittenti. Anche la corsa al GNL conferma questa trendline: la domanda d’importazione mondiale è destinata quasi a raddoppiare entro il 2040, con il numero di Paesi importatori che passerà da 50 a 88.
Il quinto cambiamento riguarda l’esplosione dei costi infrastrutturali: la costruzione di nuove linee elettriche, indispensabile per integrare rinnovabili e sostenere i carichi emergenti, costa oggi tra 5 e 6 volte più che negli anni Sessanta, complice la maggiore complessità tecnologica, la carenza di manodopera, le procedure autorizzative lente e supply chain concentrate in pochi fornitori globali. A incidere in modo decisivo è anche il cosiddetto “permitting time”, ovvero l’intero iter autorizzativo necessario per ottenere le approvazioni ambientali, territoriali e tecniche prima dell’avvio dei lavori: un passaggio che nei Paesi occidentali può durare fino a 8–10 anni, contro i 2–3 della Cina. Non sorprende quindi che la quota dei costi fissi, in particolare capitale e ammortamenti, sia oggi la componente dominante del sistema elettrico, superando di gran lunga i costi variabili.
Il sesto asse è rappresentato dall’incertezza sulla domanda di petrolio e gas, destinata a rimanere più elevata del previsto anche in scenari accelerati di transizione: settori come aviazione, trasporti pesanti e petrolchimica non dispongono ancora di alternative scalabili, mentre l’evoluzione dei consumi spinge verso investimenti upstream che si attesteranno intorno ai 350 miliardi di dollari l’anno almeno fino al 2050.
Infine, la settima trasformazione riguarda la divergenza dei costi tecnologici: mentre solare, eolico e batterie hanno ridotto i costi fino al 90% dal 2010, tecnologie decisive per la decarbonizzazione profonda, come idrogeno verde, CCS e storage di lunga durata, risultano ancora sensibilmente più costose del previsto, frenate da curve di apprendimento lente e infrastrutture insufficienti.
Il report di BCG lancia un messaggio chiaro: la transizione energetica non è lineare, ma procede. Per accelerarla occorre agire su tre fronti: ridurre i costi del sistema, puntare su tecnologie già competitive e assicurare che cittadini e imprese possano partecipare attivamente alla costruzione del nuovo modello energetico. Con la certezza che i prossimi anni saranno decisivi per definire la velocità e la qualità del cambiamento.
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